Chi non conosce oggi o non ha mai sentito parlare di visualizzazioni? O anche di tecniche di allenamento mentale, mental imagery o mental training?
Cosa sono? Servono davvero?
La risposta è immancabilmente SI.

E il perché ce lo spiega la scienza, anzi, le Neuroscienze.
Alla base di qualunque tecnica di allenamento mentale vi sono alcuni principi neuroscientifici di assoluta certezza e utilità.
Anzitutto una precisazione: quando parliamo di questo genere di tecniche, parliamo di attività guidate di allenamento mentale che sono condotte dal soggetto in stato di rilassamento, in stato di trance più o meno leggera o in stati meditativi. Chi medita e lo fa con un obiettivo, cioè, un’intenzione specifica, o segue meditazioni guidate ad hoc, o chi attraverso tecniche ipnotiche o induzioni di rilassamento viene condotto a creare determinati stati interiori o a vivere mentalmente alcuni processi, sta facendo da un punto di vista neurologico la stessa cosa: abbassare le onde cerebrali da Beta ad Alpha, quando non addirittura a Theta.

Ma cosa comporta questo?
Le onde Beta sono le onde cerebrali dello stato di veglia, che possono essere basse, medie o alte in relazione ai livelli di stress e di complessità che stiamo vivendo. In questa fase quindi, per il cervello la realtà esterna è la principale, se non l’unica.
In onde Alpha, al contrario, per la nostra mente il mondo interno è più vero, più presente di quello esterno. È quindi abbassando le onde cerebrali a questo livello che riusciamo ad iniziare efficacemente uno stato di allenamento mentale di qualunque tipo (emotivo, sportivo, professionale, ecc.).
Se scendiamo ancora più giù, in onde Theta, questo stato di concentrazione interna porta la nostra mente a obliare quasi del tutto anche la percezione del corpo: è quindi uno stato meditativo o di trance profonda molto potente, fisiologicamente vicino al sonno.
In condizioni di onde Alpha e Theta, la nostra mente recepisce ciò che vive interiormente con grande vividezza e forza: può quindi sperimentare nuovi stati emotivi, allenare prestazioni sportive, vivere anticipatamente eventi futuri, per familiarizzare con quanto di nuovo o di difficile quel momento comporta.

Ma non finisce qui: praticare visualizzazioni, rilassamento o meditazione, ecc., comporta maggiore uso della corteccia pre-frontale: si tratta di una zona importantissima che, come un direttore d’orchestra, coordina il lavoro di tutte le altre parti del cervello e che quindi ci permette di vivere uno stato di coerenza e serenità che perdura nel tempo, anche perché abbassa l’attivazione dell’amigdala (il nostro radar dei pericoli!) facendoci sperimentare più sicurezza.

Quanta differenza insomma tra il vivere come fossimo tutto il giorno su una giostra a girare caoticamente…, passando da una cosa all’altra, da un impegno all’altro, da un pensiero all’altro, in stato di grande dispersione energetica e stress, e il vivere con centratura, coerenza, selezionando mentalmente ciò che ci serve da ciò che non ci serve.
E quanto migliorano i nostri stati di attenzione e concentrazione nel lavoro, nello studio, nello sport…!
Provare per credere! 🙂

Sara Di Tommasi