Come alcune scelte sono diventate necessarie dopo un anno e mezzo di emergenza pandemica
Questo ultimo anno e mezzo di pandemia e le particolari condizioni restrittive conseguenti hanno messo molti di noi con le spalle al muro. Hanno evidenziato molte delle nostre insoddisfazioni e delle difficoltà a cui non riusciamo più a resistere, e in altri sensi hanno altresì indicato la direzione verso cui vorremmo riprendere a marciare spediti.
Un ritornello ho sentito riecheggiare spesso, in particolare tra donne, lavoratrici, mamme, professioniste, e in generale persone che non hanno perso la tendenza a riflettere su se stesse, a ricercare il senso della propria vita, a costruire i passi per arrivare dove credono giusto: “non voglio più perdere tempo, non sprecherò altre energie in cose che non mi soddisfano, non intendo più sprecare la mia vita per cose futili o secondarie…”.
Ho visto accadere tanti cambiamenti, ho visto resettare tante priorità, ho visto compiersi molte scelte rimandate da tempo, sotto l’onda forte della pandemia in questo ultimo anno e mezzo. Era tempo che accadesse, per molti, e un anno sfidante come questo ha semplicemente fatto da catalizzatore.
Una cosa mi ha in particolare colpita, prima di tutto come persona, madre lavoratrice, e poi come coach professionista che ha assistito alcune persone nel cambiamento: tra le tematiche più dibattute e conflittuali comuni a tante persone in questo anno, vi è stata, in particolare, la scelta di come resettare le proprie priorità di vita, i ritmi, i tempi e le energie impiegate tra vita e lavoro, e come smistare adeguatamente il tempo lavorativo dal tempo familiare.
La pandemia, costringendoci in casa, ci ha infatti messi in condizione di dover frequentemente mescolare – a volte involontariamente, ma a volte persino inconsapevolmente – i ritmi personali o di casa e i ritmi di lavoro, o per le madri, la gestione dei figli e della casa e della professione, col risultato che molte volte ci siamo resi conto che tale commistione può diventare nociva se vissuta inconsapevolmente o con poco equilibrio. O col risultato, opposto talora, di farci scoprire la bellezza di un tempo rallentato, dedicato a momenti familiari o domestici prima quasi inesistenti.
Quante volte ci siamo ritrovati insomma a dire… beh, da quanto tempo non stavo in casa a fare questo e quest’altro con calma? O da quanto tempo non vivevo questo momento con lentezza?
Ecco quindi che, tra le tante decisioni che questa lunga parentesi ci ha stimolato, dopo mesi di smart working o di dad o di pause lavorative, frequente si è rivelata la scelta di rivedere i propri orari di lavoro, i propri ritmi di vita, di spostamento fuori casa, di darsi dei paletti specifici rispetto a cosa e quanto o fino a che ora, o persino rivedere le attività prioritarie per cui vale la pena lavorare con sacrificio e quelle per cui davvero quasi non vale la pena trascurare la propria vita.
Non sempre sono state scelte semplici, non sempre hanno portato a decisioni facili da accettare prima di tutto per se stessi; ma in questo genere di processi fondamentale può risultare il contributo che l’approccio del coaching può dare: come? Aiutando a stimolare una serena e consapevole riflessione sui propri valori e principi, su ciò che conta per noi più in profondità: è infatti questo che può indicarci le cose a cui vogliamo dedicare tempo ed energie perché ci fanno stare profondamente bene, perché ci appartengono, o ciò che ci piace fare e ci gratifica, perché ne amiamo i processi stessi.
Ecco, forse non ne usciremo, come speravamo all’inizio, del tutto migliori, forse alla fine di questa pandemia non avremo cambiato il mondo, ma se sapremo iniziare a prendere consapevolezza di queste preziose colonne portanti di noi stessi, sarà già un primo fondamentale passo per avviare una vera fase di autoconoscenza, e poi magari di scelta: e per una volta, forse, dopo tutto quello che abbiamo attraversato, ce lo meritiamo!
Se vuoi saperne di più su cosa il Coaching può fare per te, chiama pure: la prima sessione conoscitiva è un omaggio e sarà utile a chiarirti le idee. 🙂
Sara
Credits: foto di Engin Akyurt, da pexels.com