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Loro sono come invisibili. Sono invisibili. Gli invisibili.

Per gli occhi dei più, per la massa, ma anche per le istituzioni sociali, i politici, gli insegnanti e giù giù fino ai genitori, ogni anima di quei ragazzi è invisibile, impalpabile. Potrebbero provare a toccarli, parlarci, sedercisi di fronte come a un Talk show, persino a dirsene interessati di ascoltare cosa mai avranno da dire – in fondo non sono mica del tutto cresciuti – e quando si fossero alzati continuerebbero ancora a dire che… non hanno incontrato nessuno. Non hanno sentito voci, solo qualche rumore, un brusio a tratti fastidioso… uno di quei rumorini sordi e velati ma che se si fanno insistenti diventano fastidiosi. Come una zanzara. E come una zanzara quando non ne puoi più, o ti alzi e cerchi di guardarla in faccia, la trovi e la affronti coraggiosamente – ma no, questo costa troppa fatica – o semplicemente ti alzi e cambi stanza, badando bene a richiudere la porta dietro di te.

Così la maggior parte degli esseri umani adulti vede e inconsapevolmente vive i giovani che ha intorno.

Loro sembrano avvolti in questa impalpabilità, in questa distanza dal nostro mondo adulto. Come bloccati sul fondo del mare, guardano su e vedono tutto annebbiato, non distinguono nulla di nitido, ma non sono capaci di risalire. In fondo, quello è il loro mondo, è il loro cervello che funziona così… non possono mica decidere di schiacciare l’acceleratore che li porterà a crescere, tutto in una volta. No, devono aspettare, compiere inesorabili tutte le tappe, come in una Via Crucis già stabilita devono fare tutte le tappe necessarie.

E l’adulto, d’altro canto, non riesce a fare diversamente… anche lui se ne sta lì, prono a guardare la superficie increspata del mare, dal suo gommoncino a forma di cigno mentre il sole picchia, e lui vorrebbe proprio affacciarsi in acqua, intavolare una discussione, ma poi il sole sotto cui sta tinteggiandosi scorrerebbe via, perderebbe le ore migliori, non può perdere certe occasioni. E allora guarda distrattamente quella superficie, e tra un brusio di schiuma bianca e un altro, intravvede la figura di quel ragazzo, e di quell’altro giovane, e lì, oh, guarda, c’è pure suo figlio. Ci sono loro… i giovani. Persi, immobili, distanti, ma sempre, quello sempre, condannati come rei.

Perché qui è la questione: di chi è la colpa se non ci capiamo? Se non ci parliamo? Di chi è, la colpa, se io non capisco nulla del mondo di mio figlio? O se i ragazzi della mia classe non studiano? O mi odiano? Ma certo: è loro la colpa. Sono diversi… sono così …strani… bizzarri, infantili, incoerenti, anzi no…. Estremamente coerenti. Troppo coerenti… e su via!

Restano così distanti, non lo vedi? Così diversi. Non studiano, non aiutano, ci criticano, fanno tutto ciò che non dovrebbero fare, bevono e gironzolano fino a notte tarda senza mete… non sono produttivi, non sono seri, non sono inquadrati, non sono piatti…, non sono… morti.